Correnti Ascensionali

In ascensore.

Lui uomo di mezz’età, barba
leggermente incolta, capello medio moro, occhiali di Gucci nel
taschino della giacca, 36,75 euro nel portafoglio, orologio Lancaster
al polso.

Lei, provocante, bionda non naturale,
tacco da 12, 26 anni all’incirca, occhi scuri, perizoma nero di
Armani invisibile all’occhio di lui.

Piano 2.

Gli sguardi si incrociano, ma senza
sorriso a seguito.

Lui l’aveva già squadrata da ormai tre
piani (piano -1, parcheggio) lei lo aveva adocchiato ma con il suo
sguardo rivolto a terra non lo aveva fatto capire.

Frazione di secondo, sguardo intenso,
poi ognuno a fissare un altro punto.

A lui non era venuta la battuta giusta.

Piano 6.

Finta di lei.

Mano all’interno della borsetta Yves
Saint Laurent per estrarre il cellulare Nokia 7100.

Agli occhi di lui lettura di sms, in
verità scorrimento a casaccio di rubrica.

Lui perde la seconda occasione.

Poteva dare il proprio numero con una
scusa.

Piano 8.

Seconda occhiata, più prolungata;
questa volta di lei rivolta verso lui.

Leggera attesa.

Attimo di imbarazzo di entrambi.

‘Ting’

Piano 9.

Si aprono le porte, entrano un signore
grasso, una brutta ragazza di 30 anni e un altro signore, indefinito,
superfluo ai fini del racconto.

Pressione di tasti sulla tabella
numerica dei piani.

Leggero avvicinamento dei corpi
presenti all’interno dell’ascensore.

Piano 11.

Profumo di Chanel 8, pura essenza di
donna.

Piano 12.

Si riaprono le porte, esce il signore
grasso che bofonchia un ‘arrivederci’, lui risponde in silenzio con
un cenno, la ragazza brutta dice <<Ciao Rick>>, lei
invece <<arrivederci>> con una voce soave, da sirena.

‘Ting’

Piano 15.

“Cazzo! Il mio piano” pensa lui.

Si aprono le porte.

Sguardo ancora, ultima possibilità.

Lui esce senza neanche salutare.

Un secondo.

Poi ci pensa.

Si gira di scatto, apre la bocca
e…….le porte sono chiuse…..

<<cazzo! Sei un coglione!>>
lui dice a sé stesso.

Spiriti Dormienti

Goudyman era il leone più feroce del
deserto di Boringard.

Ogni mattina Goudyman si svegliava
all’alba, odorava il profumo della sua terra, sentori asciutti e
caldi, aridi e bollenti.

L’afa e la calura, il sole caldo già
dal mattino.

Goudyman era il padrone, il Re.

Poteva decidere, ed era libero.

Nei suoi occhi l’orizzonte, nel suo
animo la forza, nel suo cuore la libertà, nei suoi arti vigore.

La sua violenza verso la preda era
semplicemente necessità, non c’era invidia né vendetta nei suoi
comportamenti.

Rispettato da tutti, le sue movenze
feline, eleganti e dolci, la sua presenza ricca di energia.

Goudyman era il Re.

Non conosceva il male, non conosceva la
tristezza, né lo stress.

Mitch Karlheinz, cacciatore di
professione, si trovava a Boringard per una missione per il governo
di Sapang.

Doveva catturare un leone, e doveva
portarlo a casa vivo……

Un leone feroce vivo; in cambio 10000
Banfore, una fortuna.

Durante un safari nel deserto vide
Goudyman, maestoso, elegante, feroce.

Capì subito che sarebbe stata quella
la sua preda.

Per tre notti si appostò in una tenda,
nascosto su un altura a studiare le abitudini della belva.

Al quarto giorno, al levar del sole
premette il grilletto; il dardo sibilò nell’aria rapido.

Zuck!

Il buio.

Notte fonda.

…….

…….

Passarono sei settimane, poi il
risveglio.

Davanti a sé migliaia di sconosciuti
individui si espressero in un: “Ooooh” di stupore.

Negli occhi la ferocia, la belva
furibonda.

Il Signor Karlheinz insaccò il suo
bottino, il governo di Sapang triplicò il proprio fatturato
mostrando ai propri cittadini l’essenza della ferocia, la purezza del
selvaggio.

Passarono i mesi.

Goudyman ingabbiato, la sua libertà
persa, i suoi arti pian piano persero il proprio vigore, il suo cuore
si spense, ormai schiacciato dall’abitudine; la sua mente ormai
incapace di accumulare forza per combattere e lottare.

Era diventato un fenomeno da baraccone;
passarono gli anni, il deserto era lontano, irriconoscibile, finito.

Avevano ingabbiato uno spirito libero.

Di Goudyman rimase solo la forma, ma si
perse l’essenza.